La domanda di sicurezza privata in Italia sta aumentando e allo stesso tempo il settore pubblico non riesce a fornire una risposta adeguata al nuovo bisogno di sicurezza epresso dalle famiglie e dalle imprese. Per questo motivo esiste uno spazio in cui le imprese ei cittadini devono autotutelarsi e non potendo ricorrere alla protezione del governo per prevenire atti di cirminalità contro di essi, sono costretti a ricorrere a sistemi privati di sicurezza.
Già dal 2000 tendono ad aumentare i reati tradizionali contro la proprietà privata. Ed anche il fenomeno nuovo della criminalità molto istruita sta mostrandosi in crescita. I cittadini richiedono protezione antifurto: videovigilanza, sistemi antitaccheggio, sistemi di allarme e blindature sempre più sofisticati.
Per rispondere a questa nuova domanda di sicurezza, nella mancanza di risorse da parte dello Stato, il governo ha cercato di ovviare all’impasse tramite un accordo. Lo scorso febbraio il Ministro dell’Interno Roberto Maroni ha siglato con un protocollo d’intesa con Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e le associazioni che rappresentano gli istituti di vigilanza privata, che dovrebbe consentire di aumentare il livello di sicurezza nelle città. Gli istituti di vigilanza- secondo il ministro Maroni – sono disponibili a collaborare con le forze dell’ordine segnalando tutto ciò che avviene sui territori, situazioni sospette, di disagio, per consentire alle forze dell’ordine un intervento più rapido ed efficace.
È dunque questa la nuova frontiera della sicurezza in Italia, dove il privato e il pubblico si coadiuveranno per sopperire a quel bisogno di sicurezza che ormai lo Stato non può più lasciare inascoltato. Solo il tempo ci dirà se il suddetto protocollo d’intesa avrà dato i suoi frutti.